mercoledì 3 giugno 2020

Step 20: Zibaldone

IL CONTROLLO DELLA RAGIONE SULL'UOMO

Dallo Zibaldone, p.14:
"La ragione è nemica d'ogni grandezza: la ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola. Voglio dire che un uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarà grande quanto più sarà controllato dalla ragione: che pochi possono essere grandi (e nelle arti e nella poesia forse nessuno) se non sono dominati dalle illusioni."


Lo Zibaldone, il celebre diario intellettuale di Giacomo Leopardi, raccoglie tematiche e riflessioni fondanti del pensiero poetico leopardiano. 
Secondo il pensiero del poeta, l'uomo è alla costante ricerca della felicità, che cerca di raggiungere, andando a soddisfare i suoi piaceri e desideri. Tuttavia egli è inconsapevole di quella che è la triste realtà della sua esistenza: per Leopardi, infatti, l'uomo non potrà mai arrivare a raggiungere una condizione di totale serenità, in quanto il piacere da lui cercato è un qualcosa di infinito, e, per questo, irraggiungibile. Dunque la sua ricerca della felicità, avrà fine soltanto con la morte. 
La condizione umana risulta quindi essere infelice, nonostante ciò, come trattato nell'opera, interviene in suo aiuto la Natura, ancora considerata benigna, che attraverso la capacità, affidata all'essere umano, di immaginare, gli permette di crearsi piaceri che, seppur illusori e fantastici, gli permettono di non pensare alla sua situazione di perenne tristezza e angoscia, nel ricercare un qualcosa di irraggiungibile.
Interviene, però, a rompere questo illusorio equilibrio la ragione, che imponendo il suo controllo sull'uomo moderno lo mette di fronte alla dura realtà della suo destino, allontanandolo dal mondo dell'immaginazione, unico in grado di elevarlo e renderlo grande.
La ragione viene dipinta da Leopardi come una padrona maligna che sottomette gli uomini, allontanandoli per sempre dall'etereo mondo del "vago e indefinito", unico in grado di offrirgli uno spiraglio di felicità, e mostrando loro la terribile condizione di infelicità e insoddisfazione in cui sono costretti a vivere.
Con il termine ragione non si intende "quella ragione primitiva di cui si serve l'uomo nel suo stato naturale e di cui partecipano gli altri animali[...].", si tratta, invece, "di quell'uso della ragione che non è naturale, quell'uso eccessivo che è proprio solamente dell'uomo, e dell'uomo corrotto [...]." (dallo Zibaldone, p.34). 
Emerge da qui l'interpretazione dell'uomo moderno di Leopardi, un uomo che, riponendo tutta la sua fiducia nel progresso e nello sviluppo, abbandona la sua capacità di immaginazione e si affida completamente alla ragione, che però lo controlla e lo domina, impedendogli di raggiungere la grandezza e un'apparente felicità; per questo il poeta riteneva che gli antichi greci e romani, grazie alla loro immaginazione, fossero più felici dell'uomo contemporaneo.
Con l'evoluzione del suo pensiero alla ragione si sostituirà la Natura maligna, che non viene più vista come una madre benevola e attenta al bene delle sue creature, ma come una forza in grado di controllare l'uomo e ridurlo alla miseria per perseguire il suo unico scopo: la conservazione della specie.






(Fonti:
https://scialetteraria.altervista.org/la-poetica-di-leopardi/
https://www.studenti.it/lo-zibaldone-di-leopardi.html
http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaL/LEOPARDI_%20ILLUSIONE%20E%20RAGIONE.htm
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/3302/837936-1170600.pdf?sequence=2 )

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